SALT is Essential, di Shaun Hill, dovreste averlo nello scaffale, se siete appassionati di Food Writing e se seguite da tempo, come me, gli amici dello Starbooks…perché è un libro che fa bene al cuore, emoziona e stupisce, al tempo stesso.
Per il Redone di Marzo ho voluto scegliere una ricetta che non fosse tra quelle già testate e che contenesse un ingrediente legato ad un mio ricordo d’infanzia, in questo caso le noci.
Ultimamente, sto riflettendo sul potere del Food writing come pratica di “benessere” o, per lo meno, la mia pratica di benessere personale, insieme a poche altre cose che mi concedo nei ritagli di tempo libero.
La Scrittura come fonte di benessere -al pari dello sport o della buona alimentazione, insomma.
Ci stavo pensando proprio in questi giorni, mentre sui Social è un pullulare di incontri sul Food writing…
quello che posso dire sull’argomento viene da oltre un decennio di allenamento “su campo” e, ancora, non basta. .
Perciò ho deciso di lasciar maturare le idee ancora un po’, proprio come quelle noci, riposte ancora verdi in tante cassette di legno in casa dello zio, quando si era piccoli, e l’immagine di quella bimbetta di quattro anni appena, che sale le scale per rubarne qualcuna di nascosto.
Quelle noci oggi diventano le protagoniste in questo trifle farcito con composta di albicocche, crema pasticcera e noci (in originale la ricetta è alcolica, ma scegliete voi).
Tanta panna per guarnire.
Somloi da Salt is essential di S. Hill
Ingedienti per 8
Per il pan di spagna:- 4 uova medie, 100 g di zucchero semolato, 100 g di farina*
Per la crema pasticciera: -6 tuorli, 750 ml di latte, 2 bacche di vaniglia (mettere i semi dentro il latte, anche se io ho usato estratto liquido), 100 g di farina*
Per la farcitura: 75 g di noci, 75 g di composta di albicocche, 75 g di marmellata di albicocche, 6 cucchiai di rum
Per guarnire: 300 ml di double cream leggermente montata, 50 g di cioccolato fondente, fuso insieme ad una noce di burro
Procedimento
- Preriscaldate il forno a 190°
- per il pandispagna (sponge), montate le uova intere con lo zucchero fino ad ottenere una consistenza a nastro. Versatelo nella farina (la mia farina non ha il glutine, voi potete utilizzare una “plain”, secondo me anche una doppio 0). Adagiate il composto all’interno di una teglia quadrata da 23 cm di lato e antiaderente, lasciando cuocere almeno 20 minuti. Successivamente togliete allo stampo e lasciate raffreddare.
- preparate la crema pasticciera. Usate metà dello zucchero richiesto, unendolo ai tuorli fino ad ottenere una consistenza spessa e cremosa. Mettere il resto dello zucchero in un tegame, insieme a latte e vaniglia, portando a bollore. Nel composto di zucchero e tuorli, aggiungere la farina e allungare con un mestolo di latte in bollitura.Continua fino ad ottenere la giusta consistenza e poi aggiungi tutto al latte. Porta a completo bollore, riversa in una ciotola e metti a raffreddare spolvera la superficie della crema con dello zucchero per evitare che si formi la tipica patina.
- riduci le noci, la composta e la marmellata di albicocche, il rum in una pasta granulosa.
- Componi il trifle. Suddividi il pandispagna in due “dischi quadrati”. Adagiane uno, capovolgendolo su di un vassoio. Cospargi con mestà della farcia alle noci uno dei due dischi,aggiungi la crema pasticciera e ricomponi con l’altro disco dopo averlo cosparso con il resto della farcia. Metti in frigo tutta la notte.
- Per servire, suddividi il trifle in quadratini o scegli la forma usando la tua fantasia, guarnisci con della panna e decora con il cioccolato fuso, versandolo a filo.
NOTE
– Il giudizio su questo libro fu non del tutto positivo, perché l’autore (un vero chef) non risultava molto preciso su alcuni passaggi e dava per scontata una certa familiarità sulle basi in cucina, ma, a ben guardare, fu osservato che le ricette erano spesso arricchite dai cosiddetti “trucchi” del mestiere(come lo zucchero sulla crema pasticciera…), le dritte insomma.
-Anche questa ricetta di oggi è descritta in maniera forse generica, eppure sfido chiunque di voi a non sentirsi in mani sicure, eseguendola. Per me è stato così. I tempi di cottura sono affidabili e sono assolutamente contenta del risultato, peraltro ottenuto senza glutine.
-Da notare che questa è una ricetta della pasticceria ungherese e, nell’introdurla, l’autore afferma di aver incontrato variazioni sul tipo di confettura utilizzata, come le ciliegie al posto delle albicocche, soprattutto a Vienna, ma rimane il suo dessert preferito, tanto da averlo inserito nel menu invernale del suo ristorante come anche a casa sua.
-Questa totale accoglienza dei gusti di tutti, a mio avviso, rende l’approccio a questo dessert molto disteso. La tradizione non è vincolante, insomma. Molto bella questa forma di “libertà”.
Questo è un mio pensiero ed è il motivo che mi ha spinta ad eseguire la ricetta, prima, e a promuoverla, poi, a ragion veduta.
PROMOSSA